Una specie di magnete per i rifiuti di tutto il mondo. Questo è diventata Henderson, remota isola corallina dell’Oceano Pacifico meridionale, un tempo paradiso naturale incontaminato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1988. Gli scarti di ben 24 Paesi, trasportati qui dalle correnti oceaniche, hanno trasformato Henderson nel luogo con la più alta densità di rifiuti al mondo: il 99% dell’isola è ricoperto di rifiuti, soprattutto plastica. Ai 38 milioni di detriti se ne aggiungono, ogni giorno, più di 3000: questo ci dice uno studio recente della University of Tasmania e della Royal Society, pubblicato sulla rivista scientifica PNAS. La sopravvivenza delle specie animali e vegetali che vivono nella zona è seriamente minacciata da questo enorme danno ambientale, con effetti irreversibili sull’ecosistema locale. Il caso dell’isola di Henderson non è però isolato. Sempre nelle acque del Pacifico c’è una gigantesca isola galleggiante di spazzatura – il Pacific Trash Vortex - che rotea senza sosta sospinto dal vortice delle correnti. Non se ne conosce l’esatta estensione; le stime vanno da 700.000 km² (un'area più grande della Penisola Iberica) a più di 10 milioni di km² (più estesa della superficie degli Stati Uniti) ma una cosa è certa: pesci, tartarughe e uccelli scambiano questi rifiuti per cibo, li ingeriscono o ne rimangono imprigionati. La conseguenza è fisiologica. Negli ultimi anni sono nate molte iniziative per proteggere gli oceani. L’esempio più ambizioso è The Ocean Clean Up, progetto nato nel 2013 da Boyan Slat, studente olandese allora diciannovenne. Boyan ha ideato un sistema che sfrutta le correnti per concentrare la plastica in un unico luogo, da cui poi prelevarla per il riciclo. La sua idea è piaciuta alla comunità internazionale: è riuscito a raccogliere 1 milione e mezzo di euro per costruire il primo prototipo – una barriera a forma di V e alta 100 metri – posizionata nel mare del Nord nel giugno 2016. Ocean Clean Up ha stimato che, grazie a questo sistema, si potranno rimuovere in 10 anni almeno 75 milioni di tonnellate di rifiuti che galleggiano nel Pacifico, mentre sfruttando le sole correnti naturali ce ne vorrebbero 79 mila. Sempre secondo i calcoli dell’organizzazione, se nessuno intervenisse entro il 2050 gli oceani conterrebbero più plastica che pesci. È vero, la maggior parte di noi non è né inventore né ingegnere aerospaziale, ma c’è una questione urgente su cui tutti dobbiamo riflettere e soprattutto intervenire: la riduzione non solo dei rifiuti - prodotti molto più velocemente di quanto possano essere smaltiti – ma dell’acquisto di prodotti in contenitori di plastica. Compare una borraccia anziché una bottiglietta di plastica usa e getta o scegliere i detersivi alla spina con i flaconi riutilizzabili sono le vere azioni sostenibili. Ecco allora che il riciclaggio e l’acquisto a basso impatto ambientale sono pratiche che ciascuno di noi è chiamato ad adottare. Perché siamo tutti connessi, e ogni nostra azione non ragionata può avere conseguenze drammatiche sul pianeta e sulle specie che vi abitano. Del resto, il nostro futuro è uno e comune.

Written by: Francesca Santapaola

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From a paradise to a waste dump