I numeri dell’acqua che scorre in Sicilia raccontano una storia di perdita e spreco. Il 52% dell’oro blu (e cioè più di 50 milioni di metri cubi) non raggiunge gli utenti finali perché si perde lungo il tragitto negli acquedotti. Erosione del suolo, costi alti di fornitura e alterazione del patrimonio architettonico sono solo alcuni dei danni ambientali, economici e sociali che la Regione deve affrontare. Lo sa bene Palermo, che per 5 anni ha dovuto fare i conti con l’erogazione a singhiozzi - anche in periodi di siccità - a causa della rottura dell’acquedotto, riparato solo nel maggio 2017. Ci sono voluti cinque anni per mettere d’accordo 34 Comuni del territorio e avviare i lavori, durati poi 3 mesi, per evitare la dispersione in mare di 550 litri di acqua al secondo. Anche i dati sul consumo di acqua dei cittadini sono altrettanto eloquenti: gli abitanti di Palermo ne utilizzano 2450 al secondo; il rapporto Istat 2017 sulle risorse idriche ci dice che ogni italiano consuma in media 245 litri di acqua potabile al giorno. Una soluzione a questo problema, oltre che dalla politica,  potrebbe arrivare dalla scienza: il satellite, proprio come nello spazio ricerca la presenza di acqua su altri pianeti, viene utilizzato da alcuni operatori a livello internazionale per individuare le perdite idriche. Potrebbe questo sistema essere utilizzato anche in Sicilia? L’adozione di soluzioni concrete ed efficaci per risolvere il problema delle perdite idriche è ovviamente una procedura da discutere ed eventualmente adottare a livello istituzionale. Eppure, ciascuno di noi può fare qualcosa per ridurre lo spreco d’acqua, perlomeno nel contesto domestico e quotidiano. Abbiamo davvero bisogno di tutti quei 245 litri d’acqua che consumiamo ogni giorno?

Written by: Francesca Santapaola

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Losses in Sicily’s aqueducts