Anche la natura, purtroppo, vive di paradossi: la Foresta Amazzonica, polmone verde di circa 6,5 milioni di chilometri quadrati e riserva inestimabile di aria pulita per l’intero pianeta, è oggi una delle aree verdi più minacciate al mondo. Ciò che mette a serio rischio la biodiversità dell’ecosistema più ricco e la salute dell’intero pianeta non è però la produzione di legname, come il credo comune suggerirebbe, ma l’allevamento e la coltivazione di soia, utilizzata principalmente come nutrimento per i capi bovini e per la produzione di biodiesel. Lo dicono i numeri: secondo una relazione di Greenpeace pubblicata nel 2009 (http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/foreste/amazzonia/), il settore del bestiame nella “sola” Amazzonia brasiliana è responsabile di circa l’80% di tutta la deforestazione, e di circa il 14% della deforestazione annua del mondo. In soli dieci anni (dal 1990 al 2000) l’Amazzonia brasiliana ha perso un’area di foresta pari a due volte il Portogallo, per fare spazio a pascoli di bovini (http://www.oipa.org/italia/focus-impronta/). A distanza di qualche anno, la situazione non è certo migliorata: i dati raccolti dal sistema DETER, gestito dall'Agenzia Spaziale Brasiliana (Brazilian National Space Research Institute - INPE), mostrano che la  perdita di foresta nel maggio 2013 è aumentata di 5 volte rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, da 99 a 465 chilometri quadrati. Il 59% di questa perdita si concentra nello stato del Mato Grosso, dove sono molto diffuse le aziende agricole su larga scala e gli allevamenti di bestiame. E a livello globale, il ritmo del disboscamento non accenna a rallentare: ogni anno scompaiono 17 milioni di ettari di foreste tropicali. Gli effetti dell’allevamento intensivo di bovini colpiscono pesantemente anche le altre risorse naturali del pianeta. Prima fra tutte l’acqua: il 70% dell’acqua utilizzata dall’uomo è destinata alla zootecnia e all’agricoltura finalizzata agli allevamenti (http://www.oipa.org/italia/focus-impronta/). Non solo: questa attività è anche una delle cause principali dell’erosione del suolo. Quando infatti un pascolo è eccessivamente sfruttato, il suolo perde quasi completamente la vegetazione che tiene insieme il terreno, provocandone l’erosione.   Per fronteggiare questo problema globale, alcuni dei Paesi su cui si estende il polmone del mondo hanno cominciato a fare qualche passo per proteggere questa preziosissima risorsa: nel settembre 2015 il Brasile ha comunicato alle Nazioni Unite di aver ridotto il tasso di deforestazione in Amazzonia dell’82%. Il Paese mira inoltre a eliminare la deforestazione illegale nei prossimi 15 anni, a rimboschire 120.000 km² di terreno e recuperare 150.000 km² dei pascoli degradati. Anche a livello individuale è possibile impegnarsi attivamente contro la deforestazione. Come? Scegliendo di mangiare in maniera più consapevole. Ogni hamburger importato dall’America Centrale comporta l’abbattimento e la trasformazione a pascolo di 6 mq di foresta. Possono le nostre abitudini alimentari salvare il suolo e le foreste del pianeta? La risposta sta in quegli hamburger.

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The deforestation of the largest green lung of the Earth