Petrolio sporco
Alcune Società svizzere (Vitol, Trafigura, Addax & Oryx Group (AOG) e Lynx energy), sfruttando i bassi standard ambientali dei governi africani, abbassano la qualità dei combustibili venduti in Africa per aumentare i loro profitti. Utilizzando una pratica industriale comune chiamata miscelazione, le aziende commerciali mescolano al petrolio prodotti tossici e particolarmente dannosi per l’ambiente e per la salute (tra cui zolfo, benzene ed aromi).
Spesso queste operazioni rischiose sono svolte in porto. In particolare si parla di Rotterdam, Amsterdam e Anversa. Ma anche in mare a poche miglia al largo delle coste di Gibilterra o dei principali porti dell’Africa occidentale. Successivamente procedono all’esportazione nel continente. Quando questo carburante viene bruciato, lo zolfo viene rilasciato nell’atmosfera sotto forma di anidride solforosa e altri composti che sono fra le principali cause di malattie respiratorie come la bronchite e l’asma. Alla pericolosità dello zolfo va aggiunto il rischio di per sé legato alle emissioni di polveri sottili nell’atmosfera. Queste polveri si concentrano nei polmoni e causano malattie cardiache e polmonari, cancro.
Nell’indagine i ricercatori hanno raccolto campioni di carburante dalle stazioni di servizio di proprietà o rifornite dalle grandi aziende sopracitate. Dopo averli fatti analizzare da un laboratorio indipendente, hanno scoperto che in due terzi dei gasoli testati era presente un contenuto di zolfo di almeno 150 volte superiore (1500 parti per milione, ppm), rispetto al limite autorizzato in Europa, Usa e, dal 2017, anche in Cina (che è di 10 ppm). Il picco è stato registrato in Mali con 3780 ppm. Una media di concentrazione considerata “estremamente dannosa per la salute” dagli scienziati. La situazione è critica anche per quanto riguarda la benzina. Circa la metà dei campioni analizzati avevano un contenuto di zolfo compreso tra le 15 e le 72 volte superiore a quello europeo.
È stato dimostrato come i solfuri possano essere estremamente dannosi: nel 2012, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato le emissioni da diesel come tra i fattori principali nell’insorgenza del cancro ai polmoni, assieme ad altre patologie respiratorie.
Tre risultano essere gli ostacoli principali all’adozione di combustibili a basso contenuto di solfuri da parte di paesi africani: la limitata conoscenza dei potenziali benefici (ambientali, sulla salute ecc.) di maggiori standard sui combustibili ed i veicoli; la effettiva attuale carenza di tali tecnologie più pulite; ed infine l’esistenza di raffinerie vecchie e datate che dovrebbero essere profondamente ammodernate.
Inoltre, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, investire in tecnologie più pulite risulterebbe per tali paesi conveniente, e non un costo: in Kenia è stata valutata in circa 1 miliardo di dollari ogni anno l’incidenza, in termini economici, dei danni alla salute ed alle morti causate dalle emissioni derivanti dai veicoli. Si tratta dunque di una esternalità molto rilevante.
In conclusione, secondo i ricercatori è il momento per i governi africani di agire inasprendo normative e controlli, mentre la comunità internazionale dovrebbe fare pressione sulle compagnie petrolifere affinché facciano prevalere i diritti umani al profitto, e migliorino la qualità dei prodotti che esportano, a prescindere dalla carenza di regole.
Location
Angola, Benin, Democratic Republic of Congo, Ghana, Côte d’Ivoire, Mali, Senegal e Zambia
Environmental impact
- Air pollution
- Water pollution
Ethical/ legal issues
- Health and well-being
- A clean and prosperous environment and a safe and pleasant habitat
Information sources & materials
Online books and newspaper, magazine, encyclopedia, or blog articles
https://www.publiceye.ch/fileadmin/files/documents/Rohstoffe/DirtyDiesel/PublicEye2016_DirtyDiesel_A-Public-Eye-Investigation.pdf
Contributor(s)
- Anna Querzoli
- Marcello Della Seta
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