Migranti Ambientali, persone prive di riconoscimento legale, protezione e assistenza. Il caso della regione di Amhara, Etiopia
Negli ultimi venti anni la comunità internazionale ha iniziato a riconoscere il collegamento che il cambiamento climatico e l’ambiente hanno sulla mobilità umana. Tutti i continenti e tutti i Paesi sono toccati dal cambiamento climatico. L’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) ha rilevato che dal 2009, in media ogni anno, 26,4 milioni di persone migrano a causa di catastrofi naturali. Nel 2015, in tutto il mondo, disastri, conflitti e violenze hanno fatto 27,8 milioni di nuovi sfollati interni, e di questi oltre 19 milioni fuggivano da disastri ambientali: più del doppio di quanti fuggono da violenze e conflitti. Le previsioni sul potenziale numero di migranti ambientali prevedono 200 milioni di possibili migranti ambientali entro il 2050 (Mayer). In questo contesto, sono stati identificati dei cosiddetti hot spots, ovvero delle aree geografiche dove l’impatto dei fenomeni del cambiamento climatico può essere particolarmente concentrato. Una di queste è l’Etiopia, paese che sta affrontando uno dei più seri choc climatici della propria storia, con dieci milioni di persone a rischio di perdere raccolti e bestiame a causa della penuria d’acqua e dei lunghi periodi di siccità. Nel caso della regione di Amhara gli effetti del cambiamento climatico interagiscono con molte altre variabili (economiche, politiche, sociali, culturali e demografiche, livello di vulnerabilità) che assieme vanno a determinare l’alta propensione della popolazione verso la mobilità e le migrazioni. Fenomeno, che per di più è alimentato anche da cause profonde di origine antropica come le situazioni di conflitto connesse all’appropriazione delle risorse disponibili e il displacement di intere comunità. Tuttavia, a differenza dei profughi che arrivano dalle zone di guerra, per i migranti forzati che si muovono per fattori di spinta connessi al cambiamento climatico, non esiste ad oggi una cornice normativa specifica per riconoscere il loro diritto alla protezione internazionale. Per di più, dal momento che la migrazione ambientale è un fenomeno multi-causale diventa difficile non solo definirla ma anche distinguerla da quella di tipo economico.
Location
Ethiopia, Amhara Region
Environmental impact
- Land degradation (e.g. drought, soil contamination, erosion and desertification)
- Biodiversity loss – Ecosystem destruction
Other: Internal migrations
Ethical/ legal issues
- Life and personal security
- Health and well-being
- Liberty
- A clean and prosperous environment and a safe and pleasant habitat
- Equality before the law and protection by the law (including marginalized and discriminated groups because of colour, race, gender, disability, descent, economic status, age, etc.)
Other: No recognition of the legal status of refugee for environmental migrants
Information sources & materials
Scientific/ academic books and chapters
Alex B. e Gemenne F., Impacts du changement climatique sur les flux migratoires à l’horizon 2030, Rapport de l’Observatoire des enjeux géopolitiques de la démographie, n.1, Direction générale des relations internationales et de la stratégie (DGRIS), 2015.
Warner K., La molteplicità dei fattori in gioco nelle migrazioni indotte da cause ambientali, in “Diario Europeo”, n.1, 2012, pp. 5-12
Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) & Norwegian Refugee Council (NRC), Global Report on Internal Displacement, 2016
Righini G. e Zanini G., Relazione tra flussi migratori e cambiamenti climatici, in “Energia, ambiente e innovazione”, ENEA, 2016, DOI 10.12910/EAI2016-003, pp.24-30
Contributor(s)
Giulia Gizzi, giulia.-91@hotmail.it, student in Roma 3 University of Rome, Italy
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