DEATH AREAS IN THE OCEAN

[Environmental Forces]

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La perdita di 80.000 milioni di tonnellate di ossigeno è sufficiente ad alterare gli ecosistemi e creare “zone morte” nei nostri oceani, tanto da rendere la vita animale possibile solo a poche specie di microrganismi. Queste zone formano enormi gorghi che si estendono per un centinaio di chilometri, in cui le masse d’acqua ruotano a grande velocità e si muovono lentamente. Questo accade perchè la capacità delle acque di assorbire l’ossigeno diminuisce all’aumentare della temperatura e riduce la quantità di ossigeno che viene trasportato nelle profondità dell’oceano. Questa variazione è più marcata nelle zone a nord dell’Oceano Pacifico e al sud dell’Atlantico.
In genere, le zone morte si concentrano nei pressi delle zone costiere, dove i fiumi spesso scaricano in mare fertilizzanti e altri nutrienti chimici, provocando le fioriture algali. Quando le alghe muoiono, sprofondano fino a raggiungere il fondo, e vengono decomposte da batteri che consumano gran parte dell’ossigeno disciolto nell’acqua. Le correnti possono poi trasportare queste acque lontano dalla costa, anche se finora non era mai stata scoperta una zona morta in mare aperto. Le aree che circondano i gorghi, rimangono ricche di ossigeno ma isolate rispetto alle aree morte.                                                                                                                                                                                                L’oceano costituisce il sostentamento di circa 3.000 milioni di persone, la catastrofe è a portata di mano e le potenze mondiali sono a conoscenza di un possibile evento distruttivo futuro, ma preferiscono sfruttare l’ignoranza e la distrazione dell’uomo.

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